Tecnica di pesca eging

La pesca eging è una tecnica che nell’ultimo decennio ha trovato grandi consensi in Italia e in Europa. Si tratta di una disciplina molto entusiasmante e divertente che ha origine in Giappone. Lo dimostra l’eccezionale varietà di egi, gli artificiali tipici di questa tecnica di pesca, a marchio nipponico.

Caratteristica principale di questa tecnica è la sua semplicità. L’azione puntuale offre un dinamismo che suscita grande interesse da parte di professionisti e neofiti della pesca a eging. Un’altra peculiarità di questa disciplina è legata alle prede catturate. In questo caso sono i cefalopodi, dei molluschi molto particolari di cui ti parleremo nel corso di questo articolo.

La pesca a eging è anche molto versatile perché puoi praticarla dalla spiaggia, dalla barca e perfino dagli scogli. A prescindere dal contesto in cui ti trovi, l’azione è articolata pressoché allo stesso modo. Quello che devi fare è imparare le basi e sfruttare al meglio le caratteristiche dell’attrezzatura.

In commercio esistono molteplici strumenti studiati per l’eging. Cercheremo di darti tutte le informazioni più utili per la scelta dei migliori. In questa guida scoprirai tutto quello che c’è da sapere sui cefalopodi, sui trucchi più interessanti e naturalmente sulla tecnica di pesca eging a seconda dei diversi spot.

Prosegui nella lettura.

Dove si pesca a eging?

La pesca ai cefalopodi è un’attrattiva davvero entusiasmante, perché possiamo praticarla in diversi luoghi. Insidiare seppie e calamari è appassionante poiché è ormai uso comune pescare questi molluschi:

  1. dalla spiaggia;
  2. in barca;
  3. in prossimità delle coste.

Fin dai primordi la pesca a eging è stata una disciplina praticata dalla barca. Tuttavia, negli ultimi anni, i porti e la costa sono diventati spot altrettanto soddisfacenti. L’importante è avere un minimo di profondità e una luce in grado di attrarre l’attenzione della seppia o del calamaro.

La tecnica di pesca eging su barca comporta un lancio parabolico della totanara finché non tocca il fondo. Dopodiché si tira la canna con un movimento verticale, imitando i piccoli molluschi e crostacei di cui si cibano. Infatti, il moto dell’esca deve andare a zig zag, alternando movimenti morbidi e verticali. Ciò garantisce una maggiore profondità e stabilità dell’esca in corrente.

La pesca eging dalla spiaggia o dalla scogliera, invece, è più legata all’intuizione. Nel senso che non sappiamo per certo quale sia la distanza dell’esca dal fondale. Per questo motivo, abbiamo bisogno di un’attrezzatura sensibile e un grande istinto.

Sui porti illuminati di notte, sulle scogliere o sulla spiaggia: tutti i luoghi sono buoni per pescare a eging. L’altezza non è un problema e neppure l’esposizione: da nord a sud, il mare dona a chi lo ama i suoi frutti più misteriosi.

Quali prede catturare con la tecnica di pesca a eging?

Come anticipato questa tecnica è specifica per il mollusco cefalopode.

Sono animali esclusivamente marini la cui classe prende il nome dalla loro forma. Hanno infatti una testa (dal greco kephale) poggiata su un piede (pous, podòs) grazie al quale si muovono sui fondali.

I cefalopodi più comuni e catturati sono:

  • Seppie;
  • Calamari;
  • Polpi;
  • Totani;
  • Moscardini.

Si tratta di molluschi molto intelligenti dotati di tentacoli, ventose e un’eccezionale dote di mimetismo. Questa particolarità li rende difficili da catturare, soprattutto i polpi durante le sessioni di pesca subacquea.

L’alimentazione di questi molluschi consiste in crostacei, piccoli pesci e gasteropodi. Non è un caso che le esche da eging – chiamate anche totanare – abbiano per lo più la forma di gamberetti con livree fluorescenti e dai colori vividi.

I cefalopodi infatti amano l’effetto glow: stimoli visivi che catturano l’attenzione dell’animale e favoriscono un suo attacco. Quando ciò accade è molto importante effettuare una ferrata lesta, ma prudente. I tentacoli di questi animali marini potrebbero danneggiarsi a causa dei cestelli.

Per sapere come insidiare al meglio questi animali marini è fondamentale conoscere la tecnica di pesca.

LEGGI ANCHE: Come si pesca al polpo: la guida completa

Come si articola la tecnica dell’eging?

La tecnica della pesca eging si basa sull’imitazione. Il cafalopode attacca l’artificiale soltanto se si comporta esattamente come farebbe una sua preda. Saltelli, fughe, brevi pause in acqua è il comportamento usuale di un gamberetto.

Prendiamo il caso di uno spot elevato, ad esempio una piccola scogliera. In questo caso avremo bisogno di un egi da fondo, perché l’esca sondi ogni centimetro d’acqua. Dopo aver effettuato il lancio dunque attendiamo che l’esca affondi e poi iniziamo con l’imitazione del gamberetto.

Facciamo una serie di jerkate, che serviranno a far saltare l’esca proprio come se fosse la preda del cefalopode. Quando l’artificiale si ferma è probabile che avvenga l’attacco: un momento delicatissimo dove effettueremo una ferrata.

La ferrata è calibrata, lenta e a canna alta. Non ci devono essere strattoni, altrimenti rischiamo di lacerare i tentacoli e perdere la preda. Il recupero del mollusco deve essere continuo. Infatti, poiché l’egi non ha ardiglioni, il mollusco può liberarsi facilmente.

Approfondiamo la tecnica in base alle specie più comuni di cefalopodi.

Eging pesca alla seppia

La seppia è un animale curioso, caratterizzato da piccole braccia e appendici poste sulla parte anteriore. Si tratta di una specie molto comune nelle acque tropicali e temperate del globo, concentrandosi in modo particolare in quasi tutte le acque eccetto sulle coste americane.

Predilige fondali sia sabbiosi e rocciosi a basse profondità, sebbene siano pescati anche ad altezze maggiori. La pesca all’eging della seppia inizia di notte o in giornate dove c’è poca luce.

L’importante è fare tutto con lentezza. Si effettuano jerkate in successione, ma senza strattonare e alternando i movimenti della canna a piccole mosse. Quando la seppia aggredisce l’artificiale dobbiamo recuperare la totanara senza lacerare i tentacoli del cefalopode.

Pesca a eging al calamaro

Anche in questo caso, bisogna fare grande attenzione a non strappare i tentacoli del cefalopode tirando troppo la corona delle nostre totanare.

Il calamaro si trova spesso in prossimità di moli illuminati, scogliere e spiagge. Possiamo insidarlo anche a mezz’acqua e in fondali profondi più di 4 metri. Il momento migliore per catturarlo è sicuramente il crepuscolo e l’alba, preferibilmente in condizioni di mare calmo.

Eging pesca al polpo e al moscardino

Per il polpo e per il moscardino si pesca sempre di sera, verso l’imbrunire. Bisogna attendere che il cefalopode esca a cacciare piccoli molluschi, come cozze, vongole, ostriche e gasteropodi.

Questi tipi di cefalopodi nuotano in tutte le acque, al di fuori dei poli. Sono animali diffusi che abitano entro i 100-150 metri di profondità bazzicando le coste e specialmente i fondali rocciosi.

Polpi e moscardini sono dotati di tentacoli, più resistenti rispetto a seppie e calamari. Tuttavia è importante che la ferrata sia misurata, ma fulminea.

La migliore attrezzatura per pescare a eging

La tecnica eging necessita di strumentazioni specifiche. Dalla scelta dalla canna al tipo di mulinello, tutto è pensato per offrire una piacevole esperienza e i migliori risultati.

Canne da eging

Le canne da eging hanno lunghezze variabili tra i 7 e gli 8,3 piedi.

Fusto rigido e vetta morbida ci permettono di sentire anche i calamari più timidi. Comunque, è possibile iniziare con una canna per spinning non superiore ai 15 grammi. Una canna estremamente leggera e molto elastica.

Mulinelli da eging

Affinché il cefalopode resti arpionato all’egi abbiamo bisogno della giusta attrezzatura. Quest’ultima infatti è studiata per effettuare una serie di movimenti cauti, ma anche fulminei.

Per questo motivo, ci serve un mulinello leggero e con un ottimo riavvolgimento. Non occorrono grandi mulinelli, vanno bene quelli tra i 1000 e i 2500. Il filo sarà in nylon o in fluorocarbon, della dimensione tra i 0.18 a 0.35.

Artificiali Egi

L’egi, cioè l’esca utilizzata, è riconoscibile perché dotata di una doppia corona di uncini all’estremità. Gli uncini sono indispensabili per catturare seppie, calamari e polpi arpionando i loro tentacoli.

Possiamo trovare tantissimi tipi di egi. Le dimensioni si differenziando dalla profondità del fondale: 1.50, 2.0, 2.5, 3.00, 3.40, 4.00. La grandezza di un’esca egi si ottiene moltiplicando questa misura per 3 cm. Ad esempio, 3.00 equivale a 9 cm.

Comunque, a fare la differenza non è tanto la dimensione o il peso, quanto la velocità con cui affondano in acqua. E, ancora l’intensità del colore e la presenza di fori sul piombo.

Ti è stato utile questo articolo?

Continua a seguire il blog di GEMA Pesca e Sport per restare sempre aggiornato sulle tecniche di pesca e i migliori prodotti per pescare in esclusiva per te.