pesca con palamito

La pesca con il palamito, chiamato anche “palangaro”, “conzo”, “cuonzo” e “coffa”, è un’avvincente tecnica che amerai conoscere.

Questo antico strumento di pesca è una vera e propria trappola per catturare una vasta gamma di pesci, sia in superficie che in profondità. Originario dell’Italia meridionale, il palamito è particolarmente apprezzato per la pesca di saraghi, ma non manca di attirare anche spigole, occhiate e una varietà di specie di fondale, tra cui serranidi, cernie e scorfani.

Oggi, il palamito ha conquistato anche i pescatori sportivi, regolamentati per legge nell’utilizzo di palangari dotati di un massimo di 200 ami. Sebbene richieda una certa perizia ed esperienza, il cuonzo offre un rendimento elevato sia in quantità che in qualità del pescato.

Immagina un lungo bolentino armato di numerosi ami, pronto a catturare una varietà di pesci in acque costiere o in mare aperto. Un’avventura emozionante e appagante per gli amanti della pesca, che desiderano immergersi in un’esperienza autentica e rispettosa dell’ambiente marino.

Scopriamo insieme i segreti e le tecniche di questa affascinante pratica di pesca e prepariamoci a vivere emozioni indimenticabili sul mare!

SOMMARIO

Cos’è la pesca con palamito?

La pesca con il palamito è una tecnica che coinvolge la disposizione di una lunga corda con ami a intervalli regolari, chiamata appunto palamito. Si tratta di un attrezzo composto da una lenza madre, su cui vengono applicati diversi braccioli con ami, e una coffa per raccogliere le prede.

La pesca a palamito può essere a:

  1. Fondo
  2. Galla
  3. Vela

Puoi utilizzare legalmente il palangaro con un massimo di 200 ami per barca. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la pesca con il palamito è una vera e propria attività sportiva, poiché richiede abilità e pazienza per catturare specie di taglia medio-grande. Questa tecnica ha radici profonde nella tradizione di pesca, ma nel corso degli anni ha subito diverse evoluzioni e adattamenti.

Per ogni specifica condizione di pesca ci sono palamiti per:

  • Il sottocosta
  • La pesca a medio fondale
  • La pesca ad alto fondale
  • Di profondità

L’innesco del palamito avviene con esche specifiche, come oloturie, bibi, patelle o strisce di calamaro, a seconda del tipo di pesce che si vuole catturare. Gli orari di cala e recupero variano a seconda dell’esca utilizzata e del tipo di palamito impiegato, garantendo così una strategia ottimale per massimizzare le catture.

In cosa consiste la pesca col palangaro?

L’utilizzo del palamito consiste nel calare il palangaro e attendere che i pesci abbocchino. Il palangrese (altro termine utilizzato per indicare questo strumento) viene generalmente calato il giorno prima per poi essere ripreso il giorno successivo.

Poiché l’attrezzo dispone di una lunga trave sul quale disporre i braccioli con gli ami, è possibile catturare prede a diverse altezze dello strato d’acqua. Perciò, puoi catturare le aguglie, ma anche tonni e pesci spada.

Una volta recuperato il palamito, il lungo cavo viene riposto all’interno di un cesto chiamato “coffa”. In alcune zone, dove il trave può arrivare a contenere fino a 25 mila ami al giorno, si impiegano delle macchine per le diverse operazioni, quali:

  1. Innesco
  2. Calata
  3. Salpata
  4. Slamatura dei pesci
  5. Pulizia degli ami
  6. Immagazzinaggio

In Italia invece la pesca sportiva permette fino a un massimo di 200 ami, secondo il DPR n° 1639 del 2 ottobre 1968.

Com’è fatto il palangaro?

Il palangaro è composto da diversi elementi:

  • Una lunga corda principale, chiamata lenza madre, realizzata con cordino ritorto o trecciato, monofilo o anche con una piccola fune in acciaio
  • Spezzoni di lenza più sottile, chiamati braccioli, legati alla lenza madre ad intervalli regolari
  • Gli ami, che vengono fissati agli intervalli dei braccioli

La distanza tra un amo e l’altro sulla lenza madre può variare, ma di solito è leggermente superiore al doppio della lunghezza dei braccioli. L’intero palangaro è contenuto in una cassetta o cesta apposita, dove la lenza madre, i braccioli e gli ami vengono opportunamente sistemati.

In un articolo di approfondimento abbiamo parlato di come realizzare un palamito, passaggio dopo passaggio.

Cosa si pesca con il palangaro?

Utilizzando palangari di fondo, è possibile insidiare saraghi, razze, palombi, rane pescatrici, rombi, murene, pagelli, naselli, gronghi, pesci sciabola, dentici, cernie, capponi, mormore, corvine, tanute, scorfani, orate e spigole. I palangari derivanti, invece, sono ideali per la cattura di tonni, pesci spada, palamite e alalunghe.

Questo strumento si caratterizza per la sua selettività, determinata dalla diversa misura degli ami impiegati. Ciò consente di catturare in modo mirato le specie desiderate, riducendo al minimo la presenza di “specie accidentali” come tartarughe marine, delfini, squali ed esemplari giovani. Questi predatori apicali infatti svolgono un ruolo importante all’interno degli ecosistemi marini, e la loro cattura può alterare l’equilibrio prede-predatori con conseguenze imprevedibili per l’ambiente marino.

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Quali esche usare per la pesca con il palamito?

Quando si tratta di scegliere le esche per la pesca al palamito, c’è una vasta gamma di opzioni disponibili, soprattutto per catturare i dentici.

Si può optare per la boga, la seppia, il totano o bocconi succulenti composti da cozze e totano. Tuttavia, la regina indiscussa tra le esche rimane sempre la sardina. Prediligi sardine di piccole dimensioni, chiamate mezza sarda, da innescare qualche momento prima dell’immersione del palamito.

Esistono diverse tecniche di innesco per le sardine. In alcuni casi, innescare una o due sardine per amo, passandole attraverso l’occhio, ha dato ottimi risultati. Altre volte, invece, puoi passare l’amo attraverso la lisca dal lato della coda o dall’occhio, lasciando fuoriuscire un po’ di sangue. Questa tecnica crea una scia odorosa irresistibile per i dentici, che non riescono a resistere alla combinazione di odore e squame rilasciate in acqua.

I pesci vivi risultano irresistibili per ricciole, cernie di fondale e dentici, mentre l’orata potrebbe mostrare meno interesse. In definitiva, la scelta dell’esca giusta può fare la differenza tra una pesca abbondante e una deludente, quindi è importante sperimentare e trovare la strategia migliore per attirare le prede desiderate.

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